Il nostro approccio

L’autismo più che essere una malattia è “un modo diverso di percepire il mondo”.
Non è una disabilità ma una diversità.
Di autismo si comincia a parlare molto, ma si sa poco e si fa ancora meno e spesso neanche bene.
L’autismo è in forte aumento in tutto il mondo, in crescita epidemica, si parla di un caso ogni 68 nuovi nati!
Un ulteriore problema è che ci sono tante forme di autismo.
Le diagnosi? vaghe e diverse.
Le cause? non si conoscono, si ipotizzano.
La Prevenzione??? Impossibile!!!
Gli autistici hanno spesso un livello intellettivo nella norma, ma un’alterazione della comunicazione e della relazione. Spesso non parlano e anche se lo fanno non è questo il canale comunicativo preferenziale. Tendono ad isolarsi ed avere comportamenti ripetitivi. Dal momento della diagnosi, cosa succede alle famiglie? Interminabili ore trascorse ad accompagnare il proprio figlio presso un centro di riabilitazione che diventa il Centro della loro vita! Tutto ciò per la durata di 10/15 anni, quando, esausti si chiedono cosa fare ancora e viene loro proposto un nuovo centro ancora più grande e più chiuso, un Semiconvitto o un Convitto dove il figlio può restare anche la notte per riabilitarsi alla vita che intanto passa… Ma in che cosa si devono “riabilitare”? Quali sono le funzioni che avevano e che hanno perso?? Che cosa devono recuperare?? Non c’è nulla da riabilitare e recuperare. Si tratta al contrario di gettare le basi per una nuova cultura dell’accoglienza e della condivisione. Anche i genitori di chi aiuta un autistico possono contribuire a far sì che la famiglia del compagno si senta accolta e sostenuta: i loro figli saranno sicuramente degli adulti migliori. Questo avvicinarsi e donarsi si rivelerà una ricchezza per tutti.

DISABILITA’DIVERSITA’ – DIVERSABILITA’

Terminato il percorso scolastico e/o riabilitativo, nel periodo dell’adolescenza è importante non lasciare “momenti di vuoto” che significano regressione e non solo. È importante conoscerli per cercare di fare emergere nell’autistico le sue capacità, individuare i suoi punti di forza, accompagnarlo verso un lavoro e facilitarne il “distacco”.

 

Testo dell'audio

Volevo fare un’intervista e pensavo di rispondere alle domande che vi vengono sempre fatte:

  • L’autismo c’è sempre stato?
  • Si nasce o si diventa?
  • Quali sono le cause? Sono genetiche o è colpa dei vaccini?
  • Si può curare? Si può guarire?
  • E’ vero che è in aumento?
  • Come si manifesta?
  • Cosa succede dopo la scuola?
  • Qual è la difficoltà più grande che le famiglie devono affrontare?

Ho pensato che alla maggior parte di queste domande la medicina ufficiale non ha ancora risposte certe, basterebbe fare una ricerca su internet per saperne di più.
Mi concentrerei sulle ultime tre domande:

Come si manifesta?

Se le cause non sono certe e la prevenzione non si può fare, i sintomi sono parecchi e molti sono stati individuati.
E’ fondamentale riconoscerli e fare una diagnosi precoce. Non lasciatevi ingannare perché il bambino ha pochi mesi, spesso i sintomi sono subdoli e mal definiti; ma, anche se non siete del tutto certi, nel dubbio, intervenite lo stesso, perché più presto si interviene e meglio è.

Cosa succede dopo la scuola?

La fine della scuola e l’adolescenza sono periodi difficili: momenti di vuoto, solitudine… un grosso rischio, un possibile ritorno indietro, un risucchio. E’ necessario organizzarsi per tempo, vedere quello che il territorio offre, ma soprattutto puntare su quello che sanno e possono fare secondo le caratteristiche e le tendenze emerse in questi anni.

Qual è la difficoltà più grande delle famiglie? Gli Altri. Noi.

Le famiglie vanno sostenute da tutti: vicini e lontani.
Sostenere vuol dire:

  • non ignorare il problema o fare finta
  • evitare di parlarne: “poveretti, due figli il terzo è capitato autistico, l’ho visto, non sta mai fermo, non ti pensa proprio… Hanno passato un guaio…Per fortuna non è successo a noi.

L’indiscreto silenzio… che nasconde la nostra difficoltà ad affrontare una situazione nuova, diversa, davanti alla quale ci sentiamo impotenti, inadeguati, non sappiamo che fare, l’indiscreto silenzio non va bene.
Avviciniamoci, senza pietismo, superiamo la paura dell’incontro: potrà capitare che fa cose strane, inusuali, che all’improvviso si metta a ridere o ad urlare, ma è così, e ci abitueremo.
Evitiamo di escluderli dalle nostre vite e dal tessuto relazionale, chiamiamoli, usciamo con loro, accogliamoli e diamogli una possibilità.
Un incontro significa scoprire o leggere quello che non sapevi e non ti aspettavi, capire, raccontare, dialogare e costruire relazioni significative.
Con l’autismo si può crescere? Crescere insieme. Dalla Resilienza, ovvero capacità di adattarsi ad un cambiamento, alla crescita con le famiglie dei nostri super-abili. Si può e si deve collaborare per crescere insieme e vivere bene insieme.
L’autismo: limite o opportunità?
Opportunità di cambiare, di conoscere il problema, di trasformare la conoscenza e aprire nuovi punti di vista, di sviluppare un diverso modo di pensare.
“Un’azione può essere fatta solo in un modo? Quello degli altri?
Dobbiamo rompere questo schema.
Dobbiamo sviluppare una visione ottimistica: un modo di fare insolito, poco condivisibile, può essere migliore? Da quel modo di fare insolito, può venire fuori qualcosa di efficace.

Con l’autismo si può crescere insieme.

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